Il monastero. Benedetto XVI, nove anni di papato-ombra by Massimo Franco

Il monastero. Benedetto XVI, nove anni di papato-ombra by Massimo Franco

autore:Massimo Franco [Franco, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2022-04-08T22:00:00+00:00


«Il lento scemare delle forze fisiche...»

Ma proprio questa insistenza insinuò il dubbio che si volesse nascondere qualcosa. D’altronde, era da gennaio che nei giornali giravano strane voci sulla sua salute, rimbalzando sulle televisioni, sui siti religiosi ma anche e soprattutto sulla stampa. Fu inevitabile chiedersi se davvero fosse tutto a posto. Gli stessi lettori chiedevano informazioni, volevano sapere. Anche il «Corriere della Sera» riceveva richieste in questo senso, e all’inizio di febbraio provò a fare pervenire un messaggio fino al Monastero, senza sapere se avrebbe avuto mai una risposta. E invece, pochi giorni dopo arrivò alla redazione romana del «Corriere» in via Campania 59/c una busta bianca di carta pesante. Misurava 22 centimetri per 16. C’era stampata sul retro la dicitura «URGENTE A MANO». E, nella parte da aprire, era stata incollata un’etichetta con la scritta in corsivo «Monastero “Mater Ecclesiae”, V-00120, Città Del Vaticano». Aprendola, si aveva una piccola sorpresa: la busta grande ne conteneva una più piccola. E dentro, ripiegato in quattro, c’era un cartoncino con nove righe di messaggio battuto a macchina.

In alto a sinistra, l’intestazione era quella di «Benedictus XVI, Papa emeritus». E le parole rivelavano un uomo che dal suo Monastero mandava un messaggio sereno ma «interiormente in pellegrinaggio verso Casa». Senza evocarla esplicitamente, Benedetto parlava della fine della propria esistenza.

«... Mi ha commosso che tanti lettori del Suo giornale desiderino sapere come trascorro quest’ultimo periodo della mia vita» scriveva. «Posso solo dire a riguardo che, nel lento scemare delle forze fisiche, interiormente sono in pellegrinaggio verso Casa. È una grande grazia per me essere circondato, in quest’ultimo pezzo di strada un po’ faticoso, da un amore e una bontà tali che non avrei potuto immaginare. In questo senso, considero anche la domanda dei Suoi lettori come accompagnamento per un tratto. Per questo non posso far altro che ringraziare, nell’assicurare da parte mia a voi tutti la mia preghiera. Cordiali saluti» e poi la firma, minuscola, quasi illeggibile, a penna: Benedetto XVI.

Sembrava un messaggio arrivato da un altro mondo, lontanissimo. E consegnava parole sincere e non formali. Ricambiava con garbo e profondità la dimostrazione di attaccamento e di interesse da parte dei lettori del «Corriere della Sera». E non nascondeva di sentirsi ormai in «quest’ultimo periodo della mia vita». La stessa firma a penna in calce al messaggio sembrava la fotografia di quel progressivo indebolimento: quasi la calligrafia stesse scomparendo e insieme con le sue energie fisiche, sottolineando la fatica che Benedetto faceva anche solo a scrivere. In privato lo ammetteva con una punta di rimpianto e di tristezza, e di frustrazione da teologo abituato a stilare i propri testi: non riusciva più a dedicare abbastanza tempo alla stesura dei documenti che lo avevano reso l’interlocutore obbligato nelle questioni dottrinarie della fede cattolica. Ma colpì l’eco enorme provocata da quel messaggio. Nove righe fecero riemergere l’attenzione e la curiosità verso un ex papa novantenne del quale si erano perse le tracce.

E si capì che la sua decisione di ritirarsi in una sorta di limbo esistenziale perché la scena toccava al successore, in realtà ne aveva modificato il profilo.



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